Tutto andava a rotoli, ma c'era molta vitalità culturale.
E dunque Tettamanti mi consigliava questo libro.
Alby Starvation è il soprannome di uno spacciatore di solfato di Brixton, sobborgo londinese alquanto malfamato. E' allergico alle persone, vanitoso ma contemporaneamente sporco e sciatto come il peggiore punkabestia che abbiate conosciuto. Indolente, fifone e presuntuoso, vive in uno stato di perenne vittimismo, convinto che il mondo intero ce l'abbia con lui non si sa bene per quale motivo.
Passa dall'assumere sostanze stupefacenti a cucinare cibi macrobiotici con la tipica schizofrenia degli Inglesi, incapace di una qualsiasi coerenza.
Cosa importantissima, possiede una collezione paurosa e preziosissima di fumetti alla quale dedica tutti i suoi pensieri e che protegge come un figlio. Il suo migliore amico è il criceto, Mr Happy.
La vita non esaltante di Alby si anima lentamente di una serie di personaggi che si muovono nei pressi e le cui storie in qualche modo si intrecciano con la sua: le sue amiche Fran e Julie, una killer di nome June, il proprietario di un night club e un sacco d'altra gente. Alcuni stanno cercando proprio lui, Alby Starvation, magari per ammazzarlo, altri non sanno proprio chi sia.
Le storie si sviluppano come in un gigantesco piano sequenza, sempre narrato al presente e con pochissimi dialoghi. Nonostante la frammentarietà nessuno viene perso per strada e il lettore anche inzialmente un pò scettico (insomma, dopotutto è la stessa tecnica narrativa di tanti, tra cui Kurt Vonnegut, per fare un nome) viene avvinto a poco a poco, fino a divorare le ultime pagine in uno stato d'ansia per il proprio eroe, il suo criceto e i fumetti.