domenica 24 maggio 2009

Buon Compleanno Mr Dylan!









Quando Dylan mi trovò, perchè come i gatti non sei tu a cercarlo, ma lui a trovarti, ero appena uscita da un periodo buio e -non lo sapevo- stavo per tuffarmi in un altro periodo di oscurità.
Mi prese il cuore e la mano e mi aiutò con le sue parole e la sua musica.
Da allora è lui la mia vera guida e anche se lui non lo sa (o fa finta di non saperlo) gli devo un mucchio. Auguri Bob!!!

domenica 17 maggio 2009

Un tempo questo tempo

Non è solo una questione di canzoni.
Anche se quelle da sole basterebbero per qualunque gruppo. Avercene di gente che scrive album come Le radici e le ali e Storie d'Italia.

Ma quanta gente c'è che si spaccia per rivoluzionaria e magari scrive i libri per la Mondadori ("la lotta la faccio dall'interno", ma andate a cagare), canta pugni alzati e viene ricompensata con l'ospitata in qualunque manifestazione nazional popolare di sinistra (1° maggio su tutte).
I fratelli Severini invece hanno portato la loro feroce e indomabile coerenza a sbattere contro il muro dell'ipocrisia e del quieto vivere. Non fanno i rivoluzionari da salotto. Sono senza contratto discografico, senza major, senza padrini.

Sono persone che hanno interrotto la carriera musicale per coronare il sogno della vita di costruirsi da soli, con le proprie mani, la casa per loro famiglia, e dopo hanno ripreso a suonare. Come? Dove? Ovunque li chiamino, feste di paese, ricorrenze storiche, acustici, elettrici, davanti a mille, cento, dieci spettatori, famiglie, passanti annoiati, bambini. Tanti bambini.

Sono un te stesso alternativo,i Gang, in un mondo in cui non hai accettato compromessi e hai pagato per le tue idee. Sono gli anarchici, i fuorilegge, i comunisti schiacciati dal nuovo ordine mondiale, i briganti, gli sconfitti e gli emarginati della storia.
Hai voglia di abbracciarli forte e non lasciarli più, di perdonargli qualunque cosa.
E mentre lo fai, in sottofondo ci dovrà essere questa canzone.




Un tempo fu un bandito
bandito senza tempo
uccise un presidente
ne ferì altri cento

Forse fu a vent’anni
o forse due di meno
era con
Gaetano Bresci
sopra una nave lungo il Tirreno.

Giocarono a tresette
tresette con il morto
il terzo era un gendarme
il quarto un re dal fiato corto

un tempo fu a Milano
dove si va a lavorare
c’erano tante bande
quante banche da rapinare.

Forse fu per caso
che con
Pietro Cavallero
fece la comparsa
in un film in bianco e nero.

Gli diedero fucili
e pistole di terza mano
un passaporto falso
per fuggire via lontano.

Un tempo per paura
forse per coraggio
si fece catturare
alla catena di montaggio

Quel tempo chi lo ricorda
lo Stato aveva mal di cuore
così a
Renato Curcio
chiese in prestito nuove parole.
Con quelle partì all’assalto
di nuovi mulini a vento
incontrò anche un sorriso
lungo la strada che porta a Trento.

Un tempo questo tempo
con un’arma un po’ speciale
una Magnum Les Paul
spara canzoni che fanno male.
Ora ha una nuova banda
e un fazzoletto rosso e nero
quando attacca "I fought the law"
fa saltare il mondo intero.

ma un tempo fu un bandito
bandito senza tempo
veniva con la pioggia
e se ne andava via col vento....

venerdì 15 maggio 2009

mercoledì 13 maggio 2009

Martin Millar- "Io Suzy e i Led Zeppelin"


Questo libro di Martin Millar è un pò quello che tutti quelli della mia generazione (nati negli anni 60/70) vorrebbero scrivere, un romanzo di formazione all'ombra della nostra rockstar preferita.

Durante l'adolescenza i suoi idoli erano i Led Zeppelin, un gruppo che ancora oggi ascoltato da una quarantenne praticamente digiuna della loro musica (ok, d'accordo, una volta strimpellavo l'intro di "Stairway to Heaven", vado matta per "Whola lotta love" e adoro il cartone animato coi gattini vichinghi di "Immigrant song", ma si può dire che li ho scoperti con questa lettura) ha il suo bel perchè. Me lo posso immaginare cosa possa essere per un adolescente ascoltare roba del genere, tutta energia, rabbia e sesso.

Infatti, nel libro non credo ci siano due pagine consecutive in cui non compaia il nome LED ZEPPELIN: come tutti gli adolescenti Martin era ossessionato dai suoi idoli e ne aveva fatto un metro di giudizio per la sua vita, che come è prevedibile non era entusiasmante, a 15 anni. Tra parentesi, se uno che era figo a scuola volesse farsi vivo e scrivere lui le sue memorie, è il benvenuto, sarebbe ora di sentire anche l'altra campana. Ma sto divagando.

Martin racconta di sè e del suo infelice amore per una bella compagna di classe, del suo migliore amico, del ragazzo più fico della scuola. Abbastanza in linea con molte cose già lette e viste (chi si ricorda "Scheggie di follia"?), ma col sottofondo perenne dei Led Zeppelin, di cui analizza le canzoni e ricorda l'effetto che ebbero (e che hanno) su di lui.

E' così forte questo sottofondo che ho dovuto smettere di leggere il libro per procurarmi i loro dischi, altrimenti non sarei riuscita a capirlo fino in fondo. Nonostante tutti i personaggi e le loro storie (passate e presenti) si sente che i veri protagonisti sono i LZ e d'altronde senza di loro un libro così probabilmente non avrebbe avuto senso. Tutto è una lunga preparazione verso l'orgasmo cosmico del loro concerto di Glasgow del 1972, un punto di svolta per tutti i personaggi coinvolti.

Niente sarà più come prima, le cose cambieranno per sempre, nel bene e nel male.

Si tratta come per "Latte Solfato e Alby Starvation" di un romanzo apparentemente semplice da scrivere e che a volte, pur non perdendo il ritmo sembra un pò trascinarsi. Ma non è così, e basta avere un minimo di tempo per farsi catturare che ci si ritrova a correre in preda alla curiosità verso il finale.

Millar mi ha portato a chiedermi come mai rimaniamo così influenzati dalla nostra adolescenza, come se si creasse un marchio indelebile, che ci impedisce di essere gli stessi di prima e che ci resta dentro anche a distanza di anni. Positivo o negativo che sia. Personalmente ricordo ancora la sensazione di panico, di terrore che mi dava l'adolescenza e anche se ora sto molto meglio non posso fare a meno di chiedermi come mai certe cose non se ne siano mai completamente andate. Ritengo sia un limite, ma piuttosto diffuso.
Mi rimane il dubbio del perchè Millar non sia ancora stato saccheggiato dall'industria cinematografica britannica, trovo che le sue storie potrebbero fare la loro figura sul grande schermo.

venerdì 1 maggio 2009