Non è solo una questione di canzoni.
Anche se quelle da sole basterebbero per qualunque gruppo. Avercene di gente che scrive album come Le radici e le ali e Storie d'Italia.
Ma quanta gente c'è che si spaccia per rivoluzionaria e magari scrive i libri per la Mondadori ("la lotta la faccio dall'interno", ma andate a cagare), canta pugni alzati e viene ricompensata con l'ospitata in qualunque manifestazione nazional popolare di sinistra (1° maggio su tutte).
Ma quanta gente c'è che si spaccia per rivoluzionaria e magari scrive i libri per la Mondadori ("la lotta la faccio dall'interno", ma andate a cagare), canta pugni alzati e viene ricompensata con l'ospitata in qualunque manifestazione nazional popolare di sinistra (1° maggio su tutte).
I fratelli Severini invece hanno portato la loro feroce e indomabile coerenza a sbattere contro il muro dell'ipocrisia e del quieto vivere. Non fanno i rivoluzionari da salotto. Sono senza contratto discografico, senza major, senza padrini.
Sono persone che hanno interrotto la carriera musicale per coronare il sogno della vita di costruirsi da soli, con le proprie mani, la casa per loro famiglia, e dopo hanno ripreso a suonare. Come? Dove? Ovunque li chiamino, feste di paese, ricorrenze storiche, acustici, elettrici, davanti a mille, cento, dieci spettatori, famiglie, passanti annoiati, bambini. Tanti bambini.
Sono un te stesso alternativo,i Gang, in un mondo in cui non hai accettato compromessi e hai pagato per le tue idee. Sono gli anarchici, i fuorilegge, i comunisti schiacciati dal nuovo ordine mondiale, i briganti, gli sconfitti e gli emarginati della storia.
Hai voglia di abbracciarli forte e non lasciarli più, di perdonargli qualunque cosa.
E mentre lo fai, in sottofondo ci dovrà essere questa canzone.
Un tempo fu un bandito
bandito senza tempo
uccise un presidente
ne ferì altri cento
Forse fu a vent’anni
o forse due di meno
era con Gaetano Bresci
sopra una nave lungo il Tirreno.
Giocarono a tresette
tresette con il morto
il terzo era un gendarme
il quarto un re dal fiato corto
un tempo fu a Milano
dove si va a lavorare
c’erano tante bande
quante banche da rapinare.
Forse fu per caso
che con Pietro Cavallero
fece la comparsa
in un film in bianco e nero.
Gli diedero fucili
e pistole di terza mano
un passaporto falso
per fuggire via lontano.
Un tempo per paura
forse per coraggio
si fece catturare
alla catena di montaggio
Quel tempo chi lo ricorda
lo Stato aveva mal di cuore
così a Renato Curcio
chiese in prestito nuove parole.
Con quelle partì all’assalto
di nuovi mulini a vento
incontrò anche un sorriso
lungo la strada che porta a Trento.
Un tempo questo tempo
con un’arma un po’ speciale
una Magnum Les Paul
spara canzoni che fanno male.
Ora ha una nuova banda
e un fazzoletto rosso e nero
quando attacca "I fought the law"
fa saltare il mondo intero.
ma un tempo fu un bandito
bandito senza tempo
veniva con la pioggia
e se ne andava via col vento....
1 commento:
Bello, finalmente una cosa scritta col cuore! Altro che il calcio...
Gente ammirabile, un esempio imitabile, speriamo...
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