giovedì 31 marzo 2011

Lady Letizia

Mentre il presidente del consiglio furoreggia come stella della stand up comedy e alla camera si riscrive il galateo parlamentare, un pò più a nord, nel nostro piccolo ci divertiamo. Perchè si appropinquano le elezioni amministrative e la campagna elettorale è partita.

Il candidato sfidante ha iniziato un pò prima e sta facendo una campagna garbata ma convincente. L'unico problema è che non fa ridere.

Invece la sindaco uscente si sta impegnando a fondo per portarci al voto col sorriso sulle labbra: suoi infatti sono gli improbabili cartelloni che germogliano sui muri della città. Li vedo viaggiando sui mezzi pubblici e rimango allibita.
Prima di tutto dall'idea (o potremmo dire dalla "non idea") che i prodi pubblicitari al servizio di Letizia hanno utilizzato, cioè la vecchia storia del presidente operaio, presidente imprenditore etc. di berlusconiana memoria.
E così ecco la nostra eroa uscire in tajeur dai suoi palazzi, vestirsi da spazzina e sorriderci con le sue unghie smaltate color sangue e prometterci che la città sarà più pulita grazie a lei. Oppure, abbracciare due simpatici vecchietti (non tanto più anziani di lei in effetti) e farcu sapere quanto buona è stata con loro attivando fiorfior di servizi sociali. E ancora, indicare un punto a caso verso un ipotetico futuro e assicurarci che con lei la città sarà più verde (tenete presente che già da un pò va in giro a dire che Milano è una delle città più verdi d'Europa, mostrando tanto di grafici, che però, ormai si sa, includono anche gli spartitraffico e i vasi di gerani sui balconi).

Non so se ridere o essere indignata, ma credo, al di là del mio giudizio sul'operato di questa candidata, che sia una campagna elettorale veramente triste.
Non che gli sfidanti e gli alleati siano tanto meglio (valga per tutti quello che dondola da un palo che tiene l'insegna del metrò con la M capovolta a mò di W -viva-), ma qui, insomma, siamo di fronte a una persona che ha un sacco, ma proprio un sacco di soldi e poteva fare meglio.
A volte poi ti rendi conto che alcune foto sono photoshoppate e lei non è veramente lì coi bambini attraverso i quali prova a rassicurarci che le famiglie sono al centro dei suoi pensieri. Allora beh, che devi dire?

Una faciloneria del genere può essere dettata sia da un'esagerata fiducia in sè stessa sia da una clamorosa mancanza d'idee. Se dobbiamo giudicare dalla pubblicità, qualora le elezioni la rivedessero vincitrice...sappiamo cosa aspettarci

Come hell or high water


Quanto sono importanti i micromomenti della giornata?

Il mio preferito è alla mattina, dopo cappuccio e cornetto al solito bar, quando salgo in macchina per raggiungere il lavoro e mi fumo una marlboro godendomi musica rumorosa a volume molesto.

L'ultimo momento di quiete prima che si scateni l'inferno.

lunedì 7 marzo 2011

Le parole per non dirlo

Sto per toccare un argomento molto delicato. Anche se mi vanto di essere piuttosto cinica non è mia intenzione risultare offensiva nei confronti di nessuno, semmai il contrario, ristabilire un certo rispetto per temi dolorosissimi.

E allora parliamo di giovani scomparse ed uccise, di Sarah Scazzi e di Yara Gambirasio e di quelle troppe creature che scompaiono da vive e riappaiono purtroppo da morte. La loro fine è mostruosa, e tutti (almeno per qualche giorno) sono sotto shock. Poi, inevitabilmente, all'orrore fa seguito la commozione, e qui iniziano i guai.
La nostra struttura emotiva, ormai completamente succube dei desideri e dei ritmi televisivi, non regge alla consapevolezza del delitto, alla presa di coscienza di ciò che si è consumato in un ambiente apparentemente pacifico.
La paura di sapere quanto orribile sia la realtà, la paura che una cosa del genere possa accadere anche a chi ci è caro, ci spingono verso una consolazione patetica e per me ormai insopportabile.
I pupazzi di peluche, i bigliettini con frasi che tentano il poetico, l'immancabile ritornello che vuole che la giovanissima vittima "Sia diventata un angelo e sia volata in cielo" mi danno il voltastomaco.
Tutte queste parole zuccherose e questi gesti di auto consolazione mutuati dalla cristianità mi danno l'impressione di una fuga: una fuga da quel dolore terribile che deve colpirci in modo che non scordiamo e che possiamo essere vigili in futuro; una fuga dal senso di colpa perchè forse in molti nei due piccoli paesi colpiti da queste tragedie sapevano, avrebbero potuto intuire il pericolo che si celava nel pacifico quotidiano; una fuga pura e semplice dalla realtà.

Il cielo si riempie di angeli e la terra di anime pie che scrivono bigliettini commoventi con cui si lavano la coscienza e tentano di dimenticare (di dare un contributo all'evento!), così che al prossimo delitto si possa rimanere ancora come sorpresi: "Chi se lo sarebbe immaginato".

Questo m'inorridisce. Non voglio dimenticare come mi sono sentita, voglio ricordare quei momenti terribili in cui ho appreso del ritrovamento dei due corpi, di Sara e Yara, voglio sentirmi male perchè credo che solo attraverso questa nausea possiamo difenderci dal processo di desensibilizzazione che ci sta facendo passare qualunque cosa come una fonte di spettacolo.
Voglio che la si smetta di girarci intorno nelle trasmissioni del pomeriggio tirando in ballo Facebook, psicologi catodici, soubrette da quattro soldi. Voglio rispetto. E voglio silenzio.