domenica 9 maggio 2010

Procrastinate forever


Ovvero: quanto tempo mi serve per prendere una decisione importante e metterla in atto?
Anni. Quando lavoravo in banca ne avevo già piene le palle dopo un paio d'anni, ma ce ne ho messi altri tre per dire addio. Dal dentista non ci vado finchè non sto veramente da cani, finisco spesso anche i libri che non mi piacciono, nel lavoro mantengo un controllo quasi stoico, cercando di venire incontro a tutti, provando sempre a vedere le cose anche dal loro punto di vista anche se lo so, sono una manica di stronzi.
Non parliamo poi delle relazioni umane: a volte continuo a frequentare (o meglio, a farmi frequentare) da persone per le quali non ho più o non ho mai avuto interesse nel nome di non so neanche io cosa.
Sono una che deve toccare il fondo dell'esasperazione ( e ogni tanto andare oltre) per decidersi a dire veramente BASTA. Mi rendo conto a volte che le mie azioni sono come avvolte da una ragnatela: mi comporto come in quei sogni in cui vorresti gridare ma non ci riesci, in cui vorresti dare un pugno ma la tua mano non ha la forza necessaria o vorresti baciare qualcuno ma quella persona ti sfugge. Solo che accidenti, questa è la vita vera.
E dire che sono alla continua ricerca di una reazione da parte degli altri e addirittura cpn alcune persone non rinuncio mai a provocare per arrivare (magari) a un bel litigio.

A volte il mio inconscio mi viene in soccorso. Un paio d'anni fa stavo costruendo dei pupazzi per una tizia che a pelle non mi convinceva: ero dovuta andare a casa sua in un posto sperduto con mezzi miei (tipo tre ore tra treno e pullman) per portarle il lavoro fatto e avere i soldi. Sorpresa, i soldi non li aveva pronti. Ero abbastanza incazzata ma non dissi niente.
Me ne tornai a casa con la promessa che avrei avuto quanto mi spettava ed ottenuto un altro lavoro, presi il pullman e il treno. Esternamente ero tranquilla, ma dentro la rabbia cominciava a montare, come cemento in una betoniera, vrrrrvrrrr...
Per farla breve, ebbi poi uno scambio di mail con questa persona e scrissi cose che pensavo innocenti, ma furono interpretate per quello che profondamente erano: un'incazzatura epocale. Grazie a quelle mail finì la "collaborazione" e ringrazio al cielo, chissà quanto c'avrei messo se il mio subconscio imbestialito non mi avesse dato una mano.
Il problema è che la mente logica e la buona educazione tendono naturalmente a zittirlo, perchè il subconscio non ragiona, sente e basta. E credo tutti o quasi temiamo in qualche modo l'esplosione di contrasti che potrebbero mutare profondamente una situazione, magari dolorosa ma consolidata. E abbiamo paura delle conseguenze. Altrimenti anche tante cose dell'attuale situazione Nazionale non si spiegano.
E dire che una volta fatto il passo, delle conseguenze ce ne freghiamo e personalmente non ho mai avuto modo di pentirmi delle decisioni prese, quando finalmente ci sono arrivata. Purtroppo, prima si perde un mucchio di tempo.


sabato 1 maggio 2010

Lavoratoooriiiiiiiiiiii.....!!!


Primo Maggio, festa del lavoro. "Lavoro", un tormentone, un gagliardetto, una parola che negli anni recenti in Italia è diventata sempre più vuota e patetica man mano che veniva utilizzata per le campagne elettorali e per istupidire e spaventare le persone. Se vai ad intervistare gli studenti universitari e gli chiedi che sanno del 25 Aprile e della politica italiana, ne troverai tantissimi che ti diranno "A me non interessa, a me interessa il lavoro".
Gli operai ex di sinistra hanno spostato il voto perchè "...c'è bisogno di lavoro" . E così via.
Lavoro, lavoro. Ma quale lavoro? Un part time in un call center? Un contratto a progetto rinnovabile all'infinito tenendo il lavoratore sempre in sospeso senza certezze, senza diritti, senza uno stipendio decente? Oppure uno in nero, senza coperture sanitarie, senza assicurazione e peggio ancora senza la certezza di tornare a casa tutti interi la sera?
Questo è quello che "lavoro" oggi significa sempre più spesso, una parola che si associa a bisogno, necessità, una parola che a furia di dire sempre sì ha ormai più a che fare con il ricatto che con il diritto e la felicità. Non è questo il lavoro degno di essere festeggiato.
Perciò credo che oggi più che chiedere lavoro e basta sia necessario chiedere dignità del lavoro: stipendi adeguati, sicurezza, formazione, garanzie. Ma tocca a noi prima di tutti riconoscere questi valori a quello che facciamo: se non riteniamo che valga la pena di lottare per i nostri diritti significa che il nostro lavoro non conta niente. E' quello che qualcuno vuol farci credere, ma oggi è il giorno giusto per ricordarsi che non è vero, che dobbiamo chiedere per ottenere e che il rispetto non è un favore elargito dall'alto, ma un diritto.
Buon PRIMO MAGGIO!!!



Raro


Il Teatro degli Orrori fa un regalo ai suoi fans: dal sito di XL potete scaricare gratuitamente per un periodo limitato un ep dal titolo "Raro". Il disco contiene 3 versioni live di brani di "A sangue freddo" ("Die Zeit", "Io ti aspetto" e "Majakosky"), versioni inedite di "Compagna Teresa" e "Direzioni diverse" ed una lettura di "Lettera aperta al P. C. I.".
In attesa di vederli in azione (prima o poi ci riuscirò ad assistere ad un loro concerto!) un bel regalo. Bravi e generosi col loro pubblico.