sabato 21 gennaio 2012

Fuck the 60ties!


Io ed il mio fidanzato abbiamo una consistente differenza d'età.
Questo per me non è mai stato un elemento problematico, nonostante ogni tanto mi si chieda se sia mio padre, quando comunico la sua età sono tutti sorpresi dal suo aspetto che -come il mio del resto- non tradisce il dato reale.

Ultimamente però, il peso di questa differenza si è fatto evidente. Soprattutto da quando è rimasto a casa in pensione, il suo mondo mentale si è sempre più ristretto, fino ad assumere la prospettiva di un criceto nella ruota.
Una volta alla settimana incontra i suoi amici storici al bar di un altro amico storico, e quella è tutta la sua vita sociale. Purtroppo gran parte di queste riunioni è inquinata dal ricordo, dalla nostalgia dei tempi andati, dall'immobilità di fronte al futuro.

Conosco il fascino del passato, so quanto possa essere vischioso: io non ho mai smesso di desiderare di tornare bambina, perchè essere adulta è una vera sofferenza. Tuttavia, provo continuamente a cercare la mia strada frequentando corsi, facendo volontariato, cercando per quanto mi è possibile nuove esperienze.

E vedere un uomo che ha la fortuna di avere tante possibilità e tanto tempo, ed il denaro per sfruttare quel tempo (una pensione non è mai come uno stipendio, ma è pur sempre un reddito sicuro) buttarli via ricordando continuamente il passato e ripetendo all'infinito vecchie avventure invece di cercarne di nuove è deprimente.
L'immobilità mentale si traduce in una rigidità insopportabile che esalta la ripetizione degli stessi temi ed in un rafforzamento delle sue fissazioni (per le pulizie ad esempio) invece delle sue qualità di uomo.

Forse è colpa del fatto che la sua gioventù è stata certamente più divertente della mia, tra canne e concerti di Jimi Hendrix, Frank Zappa, Deep Purple etc. e ricordarla è un'operazione più confortante del guardare al presente, con gli acciacchi e gli annessi dell'avanzare dell'età.
A pensarci, il peso che porta il popolo degli "original 60ties youngsters" è gigantesco, stupidamente immenso: il peso di un cambiamento epocale nella musica, nel costume sociale, nella politica, di cui oggi rimangono solo i dischi ed i gloriosi ricordi.
Provo ad immaginare cosa debba provare chi ha vissuto in prima persona quel periodo che per noi è fantastico quanto una favola, ed altrettanto immateriale, mentre per loro -a causa nostra- è un culmine di gloria a cui hanno fatto seguito anni di duro risveglio dal sogno.
Ma se tutti ti guardano con ammirazione, si accorgono di te quando dici che beh, sì, tu c'eri all'unica tourneè italiana di Hendrix, hai partecipato ai movimenti politici, vuoi rinunciare a questo piccolo momento di gloria? Difficile.
E allora si continua incessantemente a ricordare, perdendo di vista l'adesso e ciò si è in questo adesso.
Non so se è ciò che accade al mio fidanzato, ma sicuramente a molti che gli stanno intorno e che frequenta. E allora, meglio avere la tristezza dei Duran Duran e degli anni 80 come ricordo, almeno viaggio leggera, e penso al presente ed al futuro.

Non seppellisco gli anni sessanta, rimangono un'ispirazione a seguire l'ispirazione, ma se vogliamo che torni un periodo del genere, di tanta gloria e speranza, ce li dobbiamo scordare.



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