giovedì 5 aprile 2012

Attenzione all'attenzione

Sto leggendo "Retromania" di Simon Reynolds. Il tema principale del libro è lo sguardo al passato che caratterizza la musica contemporanea, ma tra le altre cose mette in evidenza come l'ascolto di musica sia diventato, a causa dell'eccesso di offerta, sempre più distratto e meno coinvolgente. Ieri osservavo gli allievi della classe in cui lavoro quest'anno: mentre disegnano ascoltano musica in cuffia e guardano filmini nel telefonino, chiacchierano, (suppongo) avranno qualche pensiero personale (magari su un voto o una ragazza/ragazzo...o chissà), il professore parla.
Mi chiedo se è possibile imparare qualcosa o fare bene qualcosa in questo modo. So che suonerà spocchioso, magari anche un pò da vecchi, ma non ricordo tante distrazioni nei miei giorni di scuola. Anche nelle classi più confusionarie l'alternativa era lavorare o far casino, e ad una di queste attività ti applicavi completamente.
I cervelli dei ragazzi sono molto più plastici di quelli degli adulti, ed anche io studiavo con la televisione come sottofondo, ma non le davo in realtà attenzione, e non ciattavo o spedivo email contemporaneamente all'esecuzione dei compiti.
Personalmente comincio a diffidare del "multitasking" che tanto è amato dai datori di lavoro, perchè credo sia impossibile sulla distanza fare bene più di (massimo!) due cose per volta. Può andarti bene ogni tanto, ma quando devi mantenere un certo ritmo per mesi e mesi (esperienza personale) finisci per farti venire un esaurimento nervoso.
E tornando ai nostri liceali, cosa realmente trattengono nei loro neuroncini? Quanto resterà, mescolato a mp3, video musicali e foto postate dagli amici, non dico tra dieci anni, ma il prossimo anno? Tutti i professori dicono che il livello delle classi si è notevolmente abbassato, e i motivi sono in parte noti, meno soldi, poco tempo pieno, una scuola sempre meno esperienziale e sempre più nozionistica...ma non c'entrerà anche questo essere sempre da qualche altra parte, anzi da molte altre parti contemporaneamente?
Magari in futuro questi giovani saranno in grado di svolgere quattro, cinque mansioni alla volta, ma di che tipo? Di quale difficoltà? Con quale attenzione? E con quali risultati?

La cosa peggiore però può essere un'altra, la mancanza di un'esperienza vissuta completamente: noi tutti ricordiamo l'adolescenza, spesso come una sofferenza, ma anche con divertimento, a volte nostalgia. In ogni caso -come sottolinea anche Reynolds- ciò che fa così forti e fondamentali quei momenti è il fatto che noi eravamo tutti completamente lì, immersi nell'istante, nel qui ed ora di allora.
Sarebbe stato lo stesso se avessimo avuto tutti questi modi di distrarci? E come saranno i loro ricordi?
Venendo a mancare in definitiva il momento di più profondo rapporto col sè (crescendo ci saranno altre preoccupazioni, molto più pratiche, quali il lavoro e la famiglia a distrarli) che tipo di individui saranno questi ragazzi? Ed a parte il singolo, come saranno la cultura, l'arte, la società del futuro?
Domanda affascinante, ma anche...paurosa.

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