sabato 16 ottobre 2010

Tutor (scolastica di centro di formazione professionale)- frammento

Si aggirano come vergini suicide nei corridoi affollati di mostruosi ragazzotti in tuta col cappuccio sulla testa che si saltano addosso, fumano, ridono rumorosamente.
Sono fragili e terrorizzate, sono l'esatto contrario di quegli ammassi di muscoli, ormoni, forza grezza e brutale, pura energia fisica.
Sono tutor, laureate, educate, pettinate, vestite con gusto e misura. Cercano di colmarsi di buoni sentimenti alla vista di quegli energumeni che vengono dai quartieri più infami della città, da famiglie atomizzate, richiamano disperatamente la memoria di tutte le nozioni pedagogiche: sono loro che devono domare quella forza, quell'energia, quella confusione con le regole e i diplomi universitari ed il rigore. Ma hanno paura. Può volare un pugno, può farsi male qualcuno, può esserci del sangue. Dio, fa che non mi ci trovi in mezzo, pensano mentre camminano con i registri in mano tra due ali di allevi, le loro forche caudine.
Era meglio lavorare in un ufficio, era meglio se la raccomandazione gliela trovavano per lavorare in banca, al caldo, al sicuro, dove il massimo che può succederti è tagliarti con un foglio di carta.
Ci sono anche delle ragazze, ma quelle le terrorizzano anche più dei maschi, con quelle assurde pettinature cotonate, il trucco pesante e quegli abiti così poco femminili -tute come i ragazzi- o troppo femminili, troppo attillati, troppo scollati, in ogni caso troppo.
Troppo, troppo, tutto troppo per i loro nervi scoperti di vergini vogliose o frigide, immerse in questo perpetuo movimento d'ormoni. Vogliono attrarre e respingere allo stesso tempo: essere ammirate lasciando capire che no, loro non la daranno mai ad uno di quei rozzi adolescenti, anche se forse...

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