sabato 3 ottobre 2009

Partire è un pò sclerare


Alle mie amiche di dieci anni più giovani di me questa cosa fa senso: non mi piace viaggiare. O meglio, mi piace anche, ma lo spostamento (grande o piccolo), la valigia, il biglietto, mi creano dei veri stati d'ansia. Avrò preso abbastanza cose pesanti? O non ne avrò prese abbastanza? Avrò caldo? Avrò freddo? Mi bagnerò i piedi? Mi verranno le mestruazioni? Il raffreddore? Potrò lavarmi (domanda stupida visto che molto di rado mi muovo al di fuori dell'Europa)?
Per attitudine famigliare sono una di quelle che vorrebbero essere pronte ad ogni evenienza e alla fine, come da copione, non lo sono. Ad esempio, tutti i divieti del regolamento del bagaglio a mano mi terrorizzano e finisco per portarmi quattro stracci del tutto insufficienti. Oppure porto troppa roba, dato che me la potrei lavare sul posto una volta arrivata...
Oltretutto ci si mettono anche i miei. Nel loro tentativo di far sentire mia sorella sempre come a casa anche se vive all'estero, ogni volta cercano di caricarmi di vettovaglie a lei destinate, che con riluttanza mi porto dietro, impaurita come sono dall'idea che si dimostrino fuori legge (ormai non sono più sicura di niente): salame, prosciutto, funghi, la mia valigia sembra una pizza quattrostagioni e i miei vestiti, non oso pensare all'odore che avranno all'arrivo.
A coronare questo allegro quadretto c'è il fidanzato, che pur essendo un vero viaggiatore (è stato in America, Sud America, Asia...Con auto, furgoni, campeggiando, in hotel, dormendo in furgone...) va ancora più in paranoia di me, mi trasmette il suo nervosismo e nelle ore precedenti alla partenza ci si può vedere correre qua e là come cretini, facendo e disfacendo valige, controllando e ricontrollando i biglietti, facendo complessi calcoli sugli orari degli autobus e delle metropolitane e (naturalmente) litigando per tutti questi motivi.
Come vorrei che avessero inventato il teletrasporto, facile, veloce, pulito, puoi portarti anche un elefante col teletrasporto, e non lo devi trascinare su e giù per le scale della metropolitana, nei bagagliai degli autobus e sui nastri trasportatori dei check in. Per non parlare del jet lag che sarebbe solo un ricordo, come le attese, i ritardi...
Direte che sono poco romantica, che Kerouac diceva che l'importante è il viaggio e non la destinazione...ma a me piacerebbe!

2 commenti:

jumbolo ha detto...

ti cito

Anonimo ha detto...

sono come te!
Miki
Lettrice di Jumbolo