(...) un uomo guarda la sua mano
sembra quella di suo padre quando da bambino
lo prendeva come niente e lo sollevava su
era bello il panorama visto dall'alto
si gettava sulle cose prima del pensiero
la sua mano era piccina ma afferrava il mondo intero (...)
Poi, ed è storia recentissima, c'è questa canzone suggestiva di Moltheni, artista italiano che non conoscevo, e che sono stato spinto ad ascoltare dagli amici blogghisti. E' Vita rubina, struggente ballata chitarristica, giocata sul filo della malinconia. In questo caso il brano regge la tensione per tutta la sua durata, baciato da una buona ispirazione del suo autore. Meriterebbe la pubblicazione completa, ma essendo questo un post a tema, mi limito :
(...) ho rivisto quelle estati infinite col mio amico Gigi
con il sole che ci amava e ci baciava i piedi scalzi
con il sole che ci amava e ci baciava i piedi scalzi
ho rivisto mio fratello e le sue mani buone
quelle mani adulte che lo so, io non avrò mai,
quelle mani adulte che lo so, io non avrò mai,
ho rivisto le città che non mi sono appartenute
i miei anni come ombrelloni chiusi in piena estate (...)
i miei anni come ombrelloni chiusi in piena estate (...)
Insomma, io non ho fratelli, ma tante volte ho osservato dei particolari di mio padre, pensando che li avrei ereditati una volta adulto e constatando invece che così non è stato. Quelle di Moltheni e Jovanotti sono parole che mi scatenano immagini più nitide di una fotografia, che ci riportano indietro nel tempo, da bambini dentro la nostra vecchia casa, con i genitori e la famiglia, che ci cullano nel ricordo di quanto era dolce essere figli, e quanto è più difficile essere padri.
2 commenti:
forse un pò troppo dolciastro per i miei gusti...Sai cosa fa impressione? scoprire che con l'età somigli sempre di più ai tuoi genitori...Concordo, meglio essere figli...ho passata anni a cercare di restare figlia, forse per questo faccio tanta fatica a decidermi ad essere madre :-O!
lo so che è un pò melenso, ma
ho nelle mie corde anche sta roba.
rassegnati.
:-)
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