sabato 12 settembre 2009

Evoluzioni (The Shield)


Per molte cose io sono rimasta indietro. La televisione, per esempio. Non riesco ad abituarmi ai nuovi formati ed ai nuovi orari. Prendiamo i telefilm: una volta li trasmettevano prima di cena, duravano mezz'ora e gli episodi avevano strutture molto simili. c'erano sempre gli stessi personaggi e finivano tutti (tradizione di Aaron Spelling) con una battuta o uno scherzo ridanciano. L'eccezione alla regola erano Maigret (il mio preferito è quello francese) e Colombo, di cui ho già tessuto le lodi. Oggi invece, il telefilm ha sostituito il film di prima serata che io mi ostino a cercare nonostante ormai la tv free (mai mi piegherò al satellite) ne sia povera (a meno che non si tratti di cazzate).
Così mi trovo tagliata fuori dal popolo dei Soprano, di Lost (ho ceduto a guardarne due o tre puntate ma non ci ho capito un cazzo) delle Desperate Housewives, eccetera. E dire che fui una delle prime fans di ER (mi piaceva molto il collega di Clooney, quello che a fine serie moriva di un tumore al cervello). Solo Sex and The City mi aveva preso veramente.
Ultimamente poi, soffro di una crisi di rigetto dei polizieschi: NCIS, Criminal Minds, Numbers, Law and Order, CSI... Per non parlare di quelli tedeschi! Ce ne sono dappertutto e si somigliano un pò tutti.
Unica eccezione era il mio amato Life on Mars, che però è brevissimo, sigh,sigh.

Venendo ad oggi, mi sono decisa a guardare il disco di The Shield che Monty mi aveva rifilato qualche tempo fa. Ero parecchio scettica: ne avevo visti 20 minuti su Italia 1 e l'avevo trovato inutilmente violento. Il sangue e la violenza in tv devono avere una bella motivazione, altrimenti diventano solo pornografia.
Ok, veniamo al dunque: a Los Angeles c'è un commissariato che ha sede in una ex chiesa (si vede benissimo, ci sono le finestrelle colorate), in cui si trovano 1)poliziotti da scrivania, 2)poliziotti di strada e 3)poliziotti d'assalto, quelli cattivi. Il capo delcommissariato, ispanico, ha mire politiche e si è messo in testa di guadagnar voti incastrando Vic, il capo della squadra dei duri, che spadroneggia nel territorio intessendo rapporti coi criminali, pur rimanendo "fedele" alla polizia.
Sarebbe un tantino complicato descrivere tutti i personaggi, sono veramente tanti, però l'idea di esplorare contemporaneamente tutti i lati del lavoro di polizia non è affatto male. Posso dire di essermi sparata 4 episodi di fila senza difficoltà e di aver trovato alcuni temi abbastanza provocatori: l'omosessualità nella polizia, il lavoro nero di operai clandestini, l'omicidio di poliziotti da parte di altri poliziotti.
Però, non so perchè, non sono convinta. Cioè, non mi sento folgorata. Un motivo potrebbe essere molto tecnico, cioè la regia, che alterna senza troppo senso riprese normali e "documentaristiche": ogni tanto capita che durante un interrogatorio improvvisamente la macchina zoommi o faccia una ripresa cercando l' effetto di tipo amatoriale, o giornalistico.
Niente di male, ma perchè? Qual'è il motivo? O si gira un documentario o si gira un telefilm.
E poi è tutto così veloce, sembra di essere su una giostra, il montaggio è velocissimo, non c'è tempo per meditare sull'immagine.
A questa velocità corrisponde poi una gran quantità di storie che vengono narrate contemporaneamente. Troppe, tanto che si perde di vista la vicenda centrale intorno a cui girano tutte le altre. L'unico riferimento sicuro è il titolo dell'episodio. Questa è una tendenza moderna e lo so che il pubblico di tutto il mondo è d'accordo. Ma io mi sento disorientata. Non mi piacciono i telefilm con i brani musicali durante i quali scorrono le immagini del nostro eroe che medita la soluzione del caso (pessima abitudine degli anni 80), ma vorrei almeno capire che faccia ha.
Le storie sono interessanti, ma sarebbe bello che fossero più ricche nello studio delle psicologie e delle situazioni, e poter vedere scene un pò più lunghe di 10 secondi e "assaporare " meglio le atmosfere.
Insomma, l'indagine mi piace, ma per conquistarmi non basta. Alla luce di questo è difficile credere completamente perfino al personaggio che dovrebbe essere Vic: si vuole dipingerlo come un duro, senza troppi scrupoli, insofferente dei capi e dei colleghi da scrivania, con amanti eppure padre di famiglia affettuoso. Ma un minimo di tempo per tratteggiare una figura così complessa ci vuole. Qualche istante in cui possiamo osservarlo da solo. Invece è sempre di corsa.
Almeno in questa prima serie.
Buono comunque. Anche se a me mancano Starsky e Hutch.






2 commenti:

monty ha detto...

apprezzo l'impegno (non pensavo l'avessi
mai guardato), ma riguardo alle critiche,
considera
che hai visto solo un terzo degli
episodi della prima stagione..

Ms Rosewater ha detto...

In effetti ho sottolineato, era solo la prima stagione. Anche se non seguo i telefilm in genere, ho capito che da una serie all'altra possono cambiare molto...